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Stop Ttip: i partiti dicono sì

Alcuni candidati e partiti hanno detto sì alle proposte della Campagna Stop T-Tip, il trattato di liberalizzazione tra Ue e Usa, pensato per ridurre sovranità, diritti e tutele ambientali. Non c’è tempo da perdere: il T-Tip si può e si deve fermare

ttip_montecitorioUna giornata importante, quella del 15 maggio, per la Campagna Stop T-Tip Italia, la rete costruita dalle oltre sessanta associazioni nazionali, sindacati, movimenti, ong, singoli cittadini laici e religiosi, sostenuta da Sel, esponenti del Movimento Cinque Stelle, Rifondazione, Lista Tsipras e Partito Pirata, che si batte contro l’approvazione del nuovo Trattato di liberalizzazione del commercio e degli investimenti tra Usa e Ue o T-Tip.

Mentre a Bruxelles l’euroburocrazia usava il pugno di ferro a colpi di arresti indiscriminati, botte e idranti contro movimenti e associazioni che protestavano contro austerity e liberalizzazioni a margine dell’European Business Forum – conferenza della Confindustria belga, passarella dell’industria europea presieduta da Emma Marcegaglia, tra i supporter delle liberalizzazioni selvagge proposte – a Roma la Campagna guadagnava un ampio sostegno al proprio Appello ai candidati al Parlamento europeo presentato in un’affollatissima conferenza stampa organizzata presso la Camera dei deputati. Tre gli impegni che la campagna chiede ai candidati: denunciare in ogni iniziativa pubblica della propria campagna elettorale l’esistenza di questo trattato, la gravità di questo trattato, la gravità delle sue conseguenze, la sottrazione di democrazia che comporta; promettere fin d’ora, in caso di elezione, di chiedere il ritiro del trattato e votare contro in aula al momento della sua ratifica; sostenere la campagna, infine, consentendo ai suoi promotori di accedere più facilmente alle poche informazioni disponibili e proporre un vero confronto politico democratico sulle trattative in corso.

E c’è davvero bisogno di maggiori informazioni e approfondimenti rispetto a un trattato che, per sua stessa natura, contenendo interessi commerciali sensibili per i nostri Paesi viene negoziato in segreto, senza che nemmeno i Parlamentari europei possano ricevere, fino alla sua approvazione, altro che brandelli di informazioni messi a disposizione solo su richiesta scritta. Un trattato che, tuttavia, puntando a uniformare il più possibile i mercati delle due sponde dell’oceano, deve lavorare non tanto sulle tasse di esportazione e importazione che ci dividono, e che sono per lo più abbastanza bassi, ma deve far assomigliare sempre di più ciò che si produce e si vende da loro e da noi, livellando gli standard di qualità, i requisiti di sicurezza, i costi connessi ai contratti di lavoro, all’accessibilità dei servizi essenziali che, nascondendosi dietro la crisi, i settori produttivi e finanziari Usa e Use vogliono scaricare dai propri budget per caricarli sui nostri magri bilanci familiari, oppure negandoci diritti conquistati con lotte e fatica, ma anche con il quotidiano esercizio della democrazia.

In solidarietà alle giornate di lotta lanciate nel cuore dell’Europa da Blockupy, e come protesta esplicita e visibile agli oltre trecento arresti, la Campagna, ha organizzato un presidio simbolico a Piazza Montecitorio, ricordando che sabato a Roma i movimenti italiani scenderanno in piazza contro la privatizzazione dei beni comuni, mentre da domani e fino a domenica piccoli agricoltori e artigiani di oltre quindici regioni italiane si danno appuntamento, sempre nella capitale, per la tre giorni di dibattiti, mercati e spettacoli a sostegno dell’agricoltura contadina Genuino Clandestino.

Alla conferenza stampa, oltre agli esponenti di Attac Italia, Forum Italiano movimenti per l’acqua, A Sud e Fairwatch, che hanno parlato a nome della campagna, sono intervenuti Filippo Gallinella, deputato del Movimento Cinque Stelle, che di recente si è trovato a interrogare in aula la ministro allo Sviluppo economico Guidi, i deputati di Sel Arturo Scotto, Giulio Marcon e Nicola Fratoianni, promotori in aula di una Mozione che chiede un attento esame da parte del Parlamento dei rischi connessi al trattato; Nuccio Iovene e Filippo Fossati del Pd, che ha paragonato questa campagna a quella, in parte riuscita, contro la direttiva Bolkestein che spingeva per una privatizzazione a tappeto dei servizi pubblici; e poi e Ivan Catalano e Adriano Zaccagnini del Gruppo Misto, promotore anch’egli di un’interrogazione in Commissione Agricoltura e i candidati della lista Tsipras Raffaella Bolini e Argiris Panagopoulos.

Da tutti è arrivato un sostegno trasversale e corale all’iniziativa, nell’idea di rilanciare con forza il dibattito pubblico ed istituzionale per spingere tutti, fuori e dentro le istituzioni, a bloccare il T-Tip perché dannoso per la protezione dei diritti, della qualità dell’ambiente e del cibo, dell’occupazione e della democrazia stessa dell’Unione. I parlamentari hanno espresso il loro impegno a far calendarizzare entro giugno alla Camera la discussione della Mozione presentata da Sel sul tema, e di tutti i provvedimenti assunti intorno al negoziato che preoccupa per il suo carattere di segretezza, e per gli impatti incerti che avrebbe sull’economia del nostro Paese. I candidati si sono impegnati a far circolare l’appello Stop T-Tip e ad accendere i riflettori su un fenomeno, quello del proliferare delle privatizzazioni e della mercificazione dei beni comuni, che colpisce con particolare crudeltà l’Europa del Sud e il Mediterraneo, congelando ogni primavera politica in un rigore economico che uccide ogni libertà di determinare il proprio futuro. Convince tutti la proposta, avanzata dalla Campagna, di rilanciare il tema nel corso del Semestre di presidenza italiana dell’Unione, con un incontro a Bruxelles e uno nel Parlamento italiano, in cui mettere a confronto le posizioni e le iniziative parlamentari e quelle della società civile, grazie alla creazione di due integruppi parlamentari sui negoziati commerciali: uno da costituire a Bruxelles e uno a Roma, in stretta connessione tra loro, per spingere successive iniziative di confronto con Governo e Commissione. Non c’è tempo da perdere: il T-Tip si può e si deve fermare, ora.